Tutti i dolori del Papa

Parla di crescita il Papa. Ne parla in senso spirituale, ma in questo tempo di crisi economica mondiale nel quale si denuncia il dramma del ristagno e dell’economia, in cui tutti, governanti e sindacalisti, analisti ed economisti, studiosi di ogni disciplina lamentano la latitanza della crescita e, a seconda delle competenze, invocano o cercano i rimedi per ottenerla, le parole del Santo Padre, che invitano alla speranza, non possono non essere applicate anche alla realtà terrena, alla presente condizione dei popoli che il Papa conosce e segue con preoccupazione, non tralasciando occasione, più o meno importante e più o meno solenne, per esprimere solidarietà.

Così è capitata a proposito la parabola evangelica dell’agricoltore che affida la sua speranza ai semi che sparge, fra cui il più piccolo, quello di senape, che germoglia e crescendo supera le altre spighe. Il Pontefice descrive la crescita come frutto e conseguenza della semina, come un «fatto dinamico» compiuto dall’uomo con la fatica e con fiducia. «Il tempo presente è tempo di semina e la crescita è assicurata dal Signore», ha detto Benedetto XVI domenica scorsa dalla finestra del suo studio in piazza San Pietro alla folla in attesa. Bisogna avere fiducia «nella forza del seme e nella bontà del terreno». Insomma, operare e avere fede.

«Ogni cristiano, allora», afferma Benedetto, «sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili». Da piccoli, insignificanti semi si possono ottenere frutti importanti. Da «una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo» possono nascere buoni risultati. La «nostra piccola forza» può apparire impotente «agli occhi del mondo». Dunque il miracolo dei semi che danno la crescita ci deve rendere «ottimisti, nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male che incontriamo».

Il quadro tracciato dal Papa non si riferisce soltanto alla società civile - all’Italia, all’Europa, al mondo - ma anche alla Chiesa cattolica e al suo governo centrale, cioè la Curia romana. Qui il seminatore è lo stesso Papa, che sta strappando le erbacce e gli sterpi e al tempo stesso deve piantare nuovi semi per far spuntare una nuova primavera nella Chiesa. Benedetto XVI sta cercando, con un’azione mite e silenziosa, di rinnovare la Chiesa, purificandola da ambizioni, da carrierismi, da congiure. Ma le erbe infestanti e le spine sono tante. Pesa ancora la piaga della pedofilia, per estirpare la quale, curare le ferite delle vittime e risarcirle, isolare i colpevoli e avviarli alla giusta punizione e alla penitenza, sono state dettate precise linee-guida agli Episcopati. Lo stesso Pontefice comparirà in televisione in Irlanda, uno dei Paesi dove l’abuso sessuale da parte di persone del clero ha avuto più gravi manifestazioni.

Su un piano più strettamente dottrinale e dogmatico, rimane tuttora irrisolto e incompiuto il cammino verso la totale riammissione nella Chiesa della Fraternità di San Pio X, la comunità fondata dall’arcivescovo Lefevbre, caduta automaticamente  nell’eresia scismatica. Questa vicenda ha causato molto dolore al Papa per una sorta di superficialità con cui è stata trattata. Non più tardi di una settimana fa si è tenuta una riunione tra la Congregazione per la Dottrina della fede e la Fraternità. Incontro interlocutorio, limitato a uno scambio di documenti.

La spina più acuta e dolorosa che ferisce il cuore di Benedetto è l’oscura vicenda del cosiddetto «corvo», il maggiordomo accusato di aver sottratto documenti segreti e riservati dallo studio e dall’archivio privato del Papa e di averli veicolati all’esterno, dove sono venuti in possesso di organi di stampa che ne hanno fatto oggetto di pubblicazione su giornali e in libri. Anche su questo particolare della divulgazione di documenti sono aperte ipotesi giudiziarie e giuridiche per verificare quali norme siano state violate, perfino a livello di rapporti tra Stati, essendo la Santa Sede uno Stato e il Pontefice Capo di questo Stato. Sulla situazione del «corvo» Paolo Gabriele ancora non si intravede una svolta: se cioè sarà rinviato a giudizio, se spedito agli arresti domiciliari o addirittura rimesso in libertà o infine se sarà perdonato dal Papa. Un giorno sì e l’altro pure il portavoce della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, tiene una conferenza stampa, perché l’opinione pubblica mondiale vuole sapere. I fedeli vogliono sapere chi congiura contro il Papa. Ci si chiede sempre se abbia agito da solo o se abbia avuto complici e perché lo ha fatto. Di giorno in giorno si attende una risposta soddisfacente. Al momento è certo che non sono implicati altri, né prelati né donne. I tre anziani cardinali detective, Salvatore De Giorgi, Julian Herranz, Josef Tomko, hanno consegnato personalmente al Papa sabato pomeriggio 16 giugno i risultati della loro indagine. E mentre sta per aprirsi il Sinodo dei vescovi, per il quale è stato già presentato l’«Instrumentum laboris», ossia l’ordine del giorno, ampia eco suscita una nuova intervista, dopo quella al Tg1, del cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al direttore di «Famiglia Cristiana». Vogliono dividere il Papa, dice Bertone, dai suoi collaboratori e vogliono dividere gli stessi collaboratori tra loro. Disegno criminoso e destabilizzante. Ma il Papa, malgrado tutto, è sereno e la Chiesa «è una roccia salda che non crolla per soffiar di venti». Anche sulla vicenda Ior, la banca vaticana, il Segretario di Stato fornisce chiarimenti, dicendo che l’operazione anti-riciclaggio era stata compiuta già prima che arrivasse Gotti Tedeschi.

Altre situazioni generano inquietudini. Ad esempio, la religiosità esteriore degli italiani (andrebbero in Chiesa solo per i Battesimi e i funerali), anche se il numero degli atei non è cresciuto. Lo documento una ricerca di Massimo Introvigne (vedi box). Ma per questo la Chiesa ha indetto l’Anno della fede. Sul piano sociale mondiale spicca il calvario dei rifugiati, un dramma per milioni di persone, con le loro famiglie. Il Papa si appella all’Onu. E le stragi di cristiani in Nigeria, unanimemente condannate. E la povertà in Italia. Tre milioni di poveri assoluti, documenta la Comunità di Sant’Egidio in un convegno a Napoli col ministro Andrea Riccardi.Altri 8 milioni sono in condizioni di povertà relativa.

Ed ecco irrompere di nuovo, con prepotenza, forti temi etici: unioni di omosessuali, biotestamento, procreazione assistita, ricerca e impiego delle cellule staminali. In Spagna si “sposano” coppie gay durante un raduno. A Milano il sindaco Pisapia vuole aprire un apposito registro sulle «coppie di fatto». Il Partito democratico ha presentato un documento programmatico, in cui tocca tutte queste questioni. In particolare sulle “coppie gay” prende posizione la Cei, ma anche politici come la cattolica Rosy Bindi e come i senatori Ignazio Marino (medico), che respinge il documento, e Vittoria Franco. In sostanza si  riconosce che legiferare su questioni etiche è difficile ed è necessario un serrato e franco confronto. In realtà nessuno nega che i diritti civili debbano essere riconosciuti a tutti e che anche i rapporti di coppia tra omosessuali possono avere una loro tutela, ma il matrimonio è solo quello tra uomo e donna. Il dibattito è più che mai aperto. Conoscerà anche fasi di scontro.  

Antonio Sassone



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