![]() Accesso utente |
L'Archivio vaticano svelòa i suoi segretiFu fondata nel 1884 da Leone XIII la «Scuola Vaticana di Paleografia Diplomatica ed Archivistica». Da oltre un secolo tale scuola permette ai propri studenti lo studio diretto delle innumerevoli e preziose fonti documentarie conservate nell’Archivio. Stiamo parlando niente di meno che della più grande memoria storica del mondo: il famoso Archivio segreto vaticano, spesso oggetto di campagne insinuatorie da parte di certa stampa in cerca di scandalismo: le accuse di contenere chissà quali segreti oscurantisti e addirittura esoterici. Un archivio immenso raccolto nei vari saloni e depositi sotterranei: ammonta infatti a 85 chilometri il percorso totale delle scaffalature che contengono gli antichi documenti. Segreti innominabili? Niente affatto. Segreti storici sì, che sono venuti man mano alla luce lungo i secoli: ad esempio il riassunto del processo per eresia di Galileo Galilei, le lettere di supplica di Enrico VIII per la dichiarazione di nullità del suo matrimonio con Caterina d’Aragona (il diniego fermo del Papa fu il casus belli che portò allo scisma anglicano), inoltre gli atti del processo ai templari voluto dal re di Francia Filippo «il Bello» nel 1308, e molto altro ancora. Se vogliamo tentare una definizione di tale Archivio segreto vale quella che ebbe a scrivere papa Paolo VI: «Gli archivi ecclesiastici riflettono la vita, l’attività, il senso della Chiesa e la storia del transitus Domini nel mondo». Da questo Archivio è nata la mostra dal titolo «Lux in arcana». Un evento eccezionale: 100 documenti originali custoditi da 400 anni nell’Archivio dei papi, per la prima volta varcano i confini della Città del Vaticano e sbarcano oltre Tevere, a Palazzo Caffarelli, attiguo ai Musei Capitolini, fino al 9 settembre. Conclavi, eresie, papi e imperatori. Crociate, scomuniche, lettere cifrate. Manoscritti, codici, antiche pergamene. Una mostra unica e irripetibile che racconta 12 secoli di Storia a partire dalle fonti. Si tratta di documenti di inestimabile valore: alcune pergamene sigillate (i sigilli dei documenti importanti erano in ceralacca, piombo, spesso anche in oro). Appunto d’oro massiccio (800 grammi), con preziose raffigurazioni il sigillo che chiudeva un documento riservato inviato dal re Filippo V di Spagna a Paolo IV nel 1557. Più ascetici, di ceralacca e piombo sono i sigilli che chiudono la lettera apostolica di Innocenzo IV durante il Concilio di Lione nel 1245. Vetusto è il documento medioevale di epoca longobarda: la conferma dei diritti del monastero di Santa Maria in Elce da parte di Gisulfo principe di Salerno. Questo in esposizione è un campionario minimo degli innumerevoli documenti spesso in pergamena che, c’è da ribadirlo, vengono continuamente monitorati da esperti che li proteggono dai danni che possono essere provocati dall’umidità, da muffe e insetti. Prezioso e indispensabile è quindi il lavoro degli archivisti che hanno il compito delicato di rendere la documentazione fruibile da parte di ricercatori e studiosi, ordinandola secondo precisi criteri, perpetuando in tal modo il lavoro antico di segnatura e catalogo. Sviluppata e in via di completamento è comunque la digitalizzazione dell’intero corpus. Si parla, a proposito dell’Archivio segreto vaticano di un «periodo chiuso». Esso consiste in quell’arco temporale che comprende i documenti non ancora consultabili. Il Papa regnante decide quando rendere disponibile la documentazione relativa al pontificato del Papa che l’ha preceduto. D’altra parte disposizioni analoghe sono in vigore in tutti gli archivi storici del mondo e riguardano regnanti o personalità politiche. L’intento è tutelare i dati riservati, sensibili e personali ed evitare che la storia si confonda con la cronaca. Con la mostra è caduto il velo anche sul settimo segreto: «La scomunica di Lutero» del 1521. Di che cosa si tratta? Della bolla decet Romanum Pontificem, pubblicata il 3 gennaio del 1521 da papa Leone X, il quale al dissidente Lutero aveva già intimato di ritirare le sue 95 testi fatte affiggere sulla porta della basilica di Wittemberg. Con la decisone del 1521, la Chiesa dichiarò ufficialmente eretici sia Lutero sia i suoi seguaci. Una pagina importante e forte della storia della Chiesa. Nella mostra, quasi a fare contrappunto con l’antichità, vengono esposti alcuni documenti che riguardano gli anni dell’ultima Guerra mondiale. Storia recente dunque, storia drammatica. Commuove la rubrica del sacerdote Andreas Riser, detto l’«angelo di Dachau», sacerdote della diocesi di Salisburgo, deportato in quel campo di sterminio. Vi è in esso il drammatico elenco dei sacerdoti deportati, e le cifre sono impressionanti: solo in quel campo furono internati 2.579 tra sacerdoti e religiosi cattolici, 109 pastori evangelici, 22 pope ortodossi, 8 pastori dei vecchi cattolici, 2 imam musulmani e alcune decine i testimoni di Geova. La quasi totalità di costoro non scampò a una morte orribile. Commovente infine la drammatica lettera del Nunzio apostolico in Olanda alla Segreteria di Stato Vaticana, datata 18 settembre 1945, dove informa l’allora monsignor Giovan Battista Montini della sorte delle sorelle Edith e Rosa Stein. Arrestate in Svizzera il 2 agosto del 1942 e deportate nel campo di sterminio di Drente: di esse non si ha più notizia dal 6 agosto 1944. E’ la probabile data di morte della grande intellettuale e studiosa ebrea Edith Stein, convertita al cattolicesimo e divenuta carmelitana nel monastero di Echt. E’ l’epitaffio funebre di una delle figure più grandi fra coloro che si opposero alla barbarie del nazismo.
|