Appello alla fedeltà

Il Papa chiede fedeltà: una virtù che «esprime il legame tutto particolare che si stabilisce tra il Papa e i suoi collaboratori». E specifica che questo vale «tanto nella Curia romana, come negli altri organismi vaticani». E per tagliare ogni dubbio afferma che «la fedeltà è un attributo divino». Dio è fedele nonostante le infedeltà  del suo popolo. Sono questi i sentimenti del Pontefice sulle vicende inquiete e oscure che stanno avvenendo in Vaticano negli ultimi tempi, che – secondo le testimonianze – preoccupano sì il Santo Padre, ma non ne turbano la serenità, non lo distolgono dal suo ministero, non lo predispongono certo alla vendetta, ma al perdono.

«Vi incoraggio», ha chiesto il Papa ai suoi collaboratori, «a vivere il legame personale con il Vicario di Cristo come parte della vostra spiritualità. Si tratta, certamente, di un elemento proprio di ogni cattolico, ancor più di ogni sacerdote. Tuttavia, per quanti operano presso la Santa Sede esso assume un carattere particolare, dal momento che essi pongono al servizio del successore di Pietro buona parte delle proprie energie, del proprio tempo e del proprio ministero quotidiano. Si tratta di una grave responsabilità, ma anche di un dono speciale, che con il passare del tempo va sviluppando un legame affettivo con il Papa, di interiore confidenza, un naturale idem sentire, che è ben espresso proprio dalla parola fedeltà».

Le inchieste, le indagini, gli interrogatori vanno avanti per il loro normale iter. La giustizia farà il suo corso. Contemporaneamente, la Santa Sede – ossia lo Stato Vaticano – lancia un altolà verso chi vorrebbe intaccare o misconoscere «le prerogative» riconosciute dal diritto internazionale. La sala stampa vaticana ha diramato un comunicato in cui si afferma che la Santa Sede «ripone nell'autorità giudiziaria italiana la massima fiducia che le prerogative sovrane riconosciute al Vaticano dall'ordinamento internazionale siano adeguatamente vagliate e rispettate». Per maggiore chiarezza, il comunicato prosegue precisando che la Santa Sede conferma «la sua piena fiducia nelle persone che dedicano la loro opera con impegno e professionalità allo Ior». E aggiunge: in Vaticano si «sta esaminando con la massima cura l'eventuale lesività delle circostanze, nei confronti dei diritti propri e degli organi della Santa Sede».

Sono però sempre gli aspetti spirituali, la cura delle anime in tutto il mondo a prevalere su ogni altro aspetto. Risulta evidente dall’attività ininterrotta del Papa in queste settimane e nell’imminente futuro. Siamo alla vigilia della Festa di San Pietro e San Paolo, in luglio andrà a celebrare la messa a Frascati, una delle perle dei Castelli romani a un passo dalla residenza estiva di Castel Gandolfo, non andrà a Rimini per il meeting di Comunione e Liberazione, dove era stato invitato, e compirà la visita apostolica in Libano, enclave cattolica nel cuore del Medio Oriente. E tutta la Chiesa italiana  continua a stare a fianco dei terremotati dell’Emilia, con un impegno maggiore dopo le prime congestionate fasi segnate dalla commozione e dallo slancio naturale della solidarietà. Benedetto XVI nella Festa del Corpus Domini, il sacramento dell’Eucaristia, ha detto che «anche il Corpo eucaristico di Cristo, nel tabernacolo, è rimasto in alcuni caso sotto le macerie». Gesù terremotato, dunque, come le persone. In questa visione superiore di spiritualità e di umanità permane e si intensifica il sostegno, il conforto, l’assistenza psicologica e l’aiuto materiale di matrice cattolica. Proprio nella domenica del Corpus Domini in tutte le chiese della  Penisola le offerte dei fedeli hanno avuto come destinazione le sfortunate popolazioni  della regione emiliana, colpita e danneggiata negli impianti e nelle strutture produttive, con la conseguente distruzione di case, di capannoni, di colture agricole, di monumenti, di  luoghi di culto (e proprio a queste si è riferito il Santo Padre). Sconvolti i ritmi del lavoro e della vita quotidiana, dall’impiego alla scuola.

La Cei, che aveva messo subito a disposizione 3 milioni di euro dai fondi dell’8 per mille, mentre la Caritas operava sul posto ininterrottamente, ha indetto la Giornata delle offerte nelle Chiese. Il Papa ha costantemente confortato i cittadini emiliani in tutte le circostanze nelle quali ha parlato, da Milano nel Raduno mondiale delle Famiglie, nell’udienza del mercoledì, nella Messa del Corpus Domini celebrata come da tradizione di giovedì nella Basilica di San Giovanni in Laterano, e nell’udienza generale. Già da Milano si era appreso che Benedetto XVI aveva destinato ai terremotati mezzo milione di euro. Il presidente dei vescovi, il cardinale Angelo Bagnasco, si era recato nella zone colpite a celebrare la Messa e a portare il conforto della fede e mercoledì 13 riunisce il Consiglio di Presidenza della Cei.

Il Papa domenica, parlando a una moltitudine sempre più grande di fedeli in piazza San Pietro (la gente vuole esprimergli aperta solidarietà e affetto) ha detto: «Non posso non pensare con commozione alle numerose chiese che sono state gravemente danneggiate dal recente terremoto in Emilia Romagna, al fatto che anche il Corpo eucaristico di Cristo, nel tabernacolo, è rimasto in alcuni casi sotto le macerie. Con affetto prego per le comunità, che con i loro sacerdoti devono riunirsi per la Santa Messa all’aperto o in grandi tende; le ringrazio per la loro testimonianza e per quanto stanno facendo a favore dell’intera popolazione. E’ una situazione che fa risaltare ancora di più l’importanza di essere uniti nel nome del Signore, e la forza che viene dal Pane eucaristico, chiamato anche “pane dei pellegrini”. Dalla condivisione di questo Pane nasce e si rinnova la capacità di condividere anche la vita e i beni, di portare i pesi gli uni degli altri, di essere ospitali e accoglienti».

Perché il culto dell’Eucaristia - ricorda il Papa, citando Paolo VI - si professa «non solo durante la Messa, ma anche fuori della sua celebrazione, conservando con la massima diligenza le ostie consacrate, presentandole alla solenne venerazione dei fedeli cristiani, portandole in processione con gaudio della folla cristiana». Il Papa esorta ad accrescere la fede nel Mistero eucaristico, perché «il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe appiattito, e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. Oppure pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli».

E conclude: «Dio, nostro Padre, non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo sacrificio pasquale. Così facendo egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso».

Il Papa ha anche inviato un messaggio a quell’evento sportivo che «coinvolge non solo gli organizzatori, gli atleti e i tifosi, ma – in diversi modi e nei diversi campi della vita – tutta la società» e a cui la Chiesa non è indifferente, lodando in particolare «i programmati incontri liturgici e di preghiera», con la riaffermazione che «il fenomeno sportivo è strumento significativo per lo sviluppo globale della persona e fattore quanto mai utile per la costruzione di una società più a misura d'uomo».

Antonio Sassone



SIR | Avvenire.it | FISC

PRELUM Srl - P.I. 08056990016