A lode e gloria

All’ingresso della Fiera, decine di tricicli e “passeggini di cortesia” a disposizione delle famiglie con figli. Un mondo rovesciato, dove i bambini diventano importanti e con loro i genitori e i nonni e la famiglia tutta: ma non per quello che consumano, e comprano, e spendono. Il VII Incontro mondiale della famiglia è stato anche quello, con la Fiera della famiglia ad aprire i “giochi” in Fiera Milanocity, tempio della laboriosità lombarda, riuscendo a incrociare proposte e bisogni, offerte e domande, ma non tanto di prodotti, quanto di iniziative, associazioni, manuali di recente uscita, tutto sulla famiglia, sul lavoro, sulla festa, i temi dell’incontro.

Una settimana di grazia, come l’annunciava nella seconda giornata del congresso, il presidente della Cei Angelo Bagnasco: «Giunte da tutte le parti della Terra, le famiglie saranno in questi giorni una profezia per il mondo, e diranno con la forza della testimonianza la gioia della vocazione al matrimonio e alla famiglia, e diranno sui tetti che la famiglia è il motore della vita, che è cuore pulsante e patrimonio dell’umanità». E che profezia, per il mondo che li ha seguiti in video, per la Milano che li ha accolti aprendo le sue case, e per tutti, perché ognuno ha detto agli altri la grandezza del fare famiglia.

L’ha detta Marco, arrivato da Lima con la moglie Carol e il vecchio padre Manlio, emigrato settant’anni fa da Trieste: «Abbiamo fatto questo lungo viaggio per incontrare chi ci crede come noi, che in Perù lavoriamo per “Pro Vita”. Serviamo così la vita perché non abbiamo avuto il dono dei figli». O come le famiglie arrivate dal Burkina Faso insieme ad abbè Jean Ouedraogo, parroco e sposi a fare un lavoro di pastorale familiare tra chi ha poco o nulla, e per venire in Italia hanno beneficiato della cassa di solidarietà.

La logica del dono va a nozze, tra i relatori del congresso, con la citatissima Caritas in Veritate a dire che la festa «non è capita dall’economia capitalistica per le stesse ragioni per le quali non comprende il vero dono», perché è «essenzialmente una faccenda di gratuità e di relazioni». Sembra che meno hai e più sei capace di donare, a guardarsi intorno. «Molti figli sono per noi occasioni d’amore più che bocche da sfamare», racconta una coppia di brasiliani, «non è facile, ma non siamo soli». E’ una rete di famiglie, quella che raccontano le persone di Paesi lontani.

«Le famiglie sanno quali grandi fallimenti produce un consumismo che riempie con le merci il vuoto dei rapporti», dice l’economista Luigino Bruni. Parla di filato per un’ora e mezza e la platea ascolta in silenzio: «Le relazioni umane vengono spesso sostituite oggi da gioco, lotterie, alcool, televisione, cibo…». Ecco perché, ha proposto Bruni, è tempo di lanciare «una moratoria internazionale della pubblicità rivolta direttamente ai bambini». I bambini preda di un sistema perverso qui sono stati presi e immersi invece in un giardino, divisi per fasce d’età: 900 bambini e adolescenti. Una specie di Gmg dei piccoli, dove gli educatori volontari parlano quattro o cinque lingue, per insegnar loro a costruire un giardino nel quale riconoscersi, nel quale mettere la propria famiglia, dove curi le relazioni con quelli a cui vuoi bene, e dove ti incontri con gli altri.

Il giardino della Creazione e il giardino della Resurrezione, lavoro e festa, come spiega Francesco Patanè, che a Catania è animatore di un centro per minori, e mette i suoi studi di psicologia al servizio di AnimaTema, progetto educativo della Cei che qui ha dato vita al congresso dei ragazzi. Francesco è responsabile della fascia dai tre ai cinque anni, bambini della Lettonia, Francia, America Latina, Colombia, Australia, Polonia, Croazia. Una settimana di sorprese, dai figli e dai genitori dell’Incontro, in uno scambio di ricchezze, che qualcuno esprime addirittura per le vie dell’arte: «Non si può tenere tutta questa grazia solo per sé», dicono i sette della famiglia Scarpolini, musicisti, attori, due di loro alla Scala a suonare per il Papa: «La bellezza salva la vita», dice Luisa, la mamma, «anche in una dimensione in cui la bellezza rimandi alla verità del Padreterno che ci ha creati. Noi siamo a lode e gloria del Dio creatore».

Lode e gloria cantate anche per Dudu Manhenga e la moglie, musicisti dello Zimbabwe, che sul palco, la sera del sabato, hanno narrato in musica e danza la loro storia di artisti e genitori di cinque figli, solidali con le altre famiglie anche nel mezzo dei conflitti infiniti del loro Paese. Lode e gloria anche da John Wani dal Sud Sudan, padre di sei figli, dove le mine antiuomo violano i bambini, e dove la disabilità viene vissuta nell’emarginazione. Lode e gloria da Jacqueline e Johnny da Lima, separati per l’emigrazione dapprima, ricongiunti poi ma nella sofferenza di un lavoro che li macina e li divide, la figlia nascosta in cantina mentre la mamma lava le scale, «un tunnel buio», poi un’altra figlia, e certi “angeli” ad aiutarli a ritrovarsi. Aveva detto in congresso la studiosa Bianca Castilla, citando Kant, «solo quando si vive per un altro si raggiunge la pienezza». Ed è quella, la pienezza che porta alla festa: a Milano, all’Incontro mondiale, la profezia.

Daniela Ghia



SIR | Avvenire.it | FISC

PRELUM Srl - P.I. 08056990016