luglio 2012

Spiragli dall'Europa

 

Dopo una lunga serie di vertici inconcludenti che hanno spesso provocato la reazione scomposta dei mercati, per non parlare dei commenti provenienti da Oltreoceano, il Consiglio europeo di Bruxelles del 28-29 giugno si è chiuso con l’avvio di quattro importanti linee d’azione che, come sottolineato da un protagonista disincantato degli affari italiani ed europei come Giuliano Amato, aprono un importante spiraglio verso il futuro.

Le riforme: in Italia solo fumo

 

Si torna a parlare di «riforme». In realtà non si è mai smesso: crediamo che questa sia la parola più usata (abusata) dall’attuale classe politica. E ugualmente crediamo che l’inconcludenza su questo tema sia, altrettanto, una caratteristica delle attuali istituzioni legislative.

Fra partiti e leader piena confusione

 

Il vertice europeo della settimana scorsa, che ha registrato un accordo sul piano della crescita, anche se non mancano riserve e letture divergenti, ha segnato un evidente successo per la linea del premier Monti. Non solo ha agito sul piano della credibilità internazionale del nostro Paese (alle prese ora con una urgente politica di tagli), ma soprattutto ha sconfitto la speranze di quelle forze politiche che si attendevano un insuccesso del vertice per chiudere la partita col governo e andare alle elezioni anticipate.

Markel ha perso ma non rinuncia

Angela Merkel sta per festeggiare il settimo anno alla Cancelleria, e mostra qualche segno di stanchezza, scrivono i giornali tedeschi. In Germania non si attendevano che «Madame Non», il soprannome che si è conquistato ai vertici internazionali, si mostrasse così arrendevole nei confronti dei “peccatori dell’euro”, il nostro Monti, lo spagnolo Rajoy e il francese Hollande.

La Spagna sta pagando un'edilizia eccessiva

 

«La Spagna, come si sa, vive una gravissima crisi economica. Il nostro sistema creditizio si è inceppato, i conti pubblici si sono deteriorati, la disoccupazione è cresciuta a livelli insostenibili. Per di più, tra la gente comincia a farsi strada, e forse è anche inevitabile che ciò accada, una sfiducia generalizzata sulle prospettive future, terreno fertile per quei germi dell’antipolitica e del populismo, sempre pronti a farsi avanti nei momenti di crisi».

Papà separato, dormo in auto

Stefano, 50 anni, libero professionista. «Avevo un buon lavoro che garantiva a me e alla mia famiglia una vita dignitosa. Poi la separazione e la caduta lenta, ma inesorabile verso il baratro. Un terzo dello stipendio in meno, l’affitto della nuova casa, le spese per gli anziani genitori e gli affari che cominciano a diminuire… Oggi, e mi vergogno a dirlo, non dormo mai una settimana di seguito nello stesso posto. All’inizio in albergo, poi a casa di amici, infine dai miei genitori. Ho anche toccato il fondo e trovato riparo in macchina. La verità, è difficile ammetterlo, è che appartengo alla nuova categoria di poveri: quella dei padri separati. Ho bisogno di aiuto».

Ecco perchè la crescita non ce la fa

 

Nel clima concitato di questi giorni, nei quali si dibatte sulla pretesa contrapposizione tra rigore nei conti pubblici e crescita, si rischia di non rendersi conto che questa seconda non può derivare, nell’immediato, da un semplice allentamento del primo.

Antimafie fra gioia e ribellione

Per la sede della conferenza stampa di presentazione, il 6 giugno scorso, era stato scelto, non a caso, il Cafè de Paris a Roma, in quanto bene confiscato alla ‘ndrangheta. Un luogo significativo per esporre programmi e obiettivi della seconda edizione di «Trame. Festival dei libri sulle mafie», che si è tenuto a Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, dal 20 al 24 giugno.

Don Puglisi, il martire

Padre Pino Puglisi, «don 3 P», come veniva chiamato, sarà presto nel calendario dei Santi e sarà venerato come un santo moderno, forse atipico, un martire dei nostri giorni, ucciso su commissione della mafia in odio alla fede.

Una vita inventata di notte

Dopo quasi settant’anni, esce in Italia un romanzo cult di Pierre Mac Orlan, «Il porto delle nebbie» (Adelphi, traduzione di Cristina Födes, pp. 143, euro 16,00), arricchito da un saggio di Guido Ceronetti e una postfazione di Francis Lacassin, entrambi da non perdere. La prima traduzione italiana, piuttosto bella, di Liliana Scalero, ma sconosciuta a Ceronetti, che considera come prima edizione italiana questa di Adelphi, risale ai tempi della guerra e apparve presso un piccolo e coraggioso editore, Jandi Sapi, nel 1944.



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